Patrizia Zelano
Artista fotografa
–
Pieno per vuoto
Patrizia vive in un luogo bellissimo, dentro ad un nido di pietra e di legno le cui pareti accolgono nel tepore di stufe di ghisa, indossando, come fosse cosa qualunque, l’eleganza delle sue opere.
Un luogo dove le querce, grandi, sembrano aver lasciato cadere a terra le foglie di proposito per non intralciare lo sguardo, dove ad interrompere lo sposalizio tra verde ed il blu, solo speroni di roccia, come scogli, affiorano dai fianchi morbidi delle colline.
Qui, sono banditi i rumori, solo il respiro del vento, i discorsi saggi dei grilli o il passo vigile del cane che, sempre vicino, richiede attenzioni.
Di questo cibo si nutre l’occhio di Patrizia Zelano.
In questo luogo ieratico e meditativo nascono le sue intuizioni e qui sono nate molte delle sue fotografie, nelle quali il tutto viene detto con poco e l’idea si materializza ora nella forma eterea di velo di plastica, ora di ciocco di legno, ora di lingua di fuoco, ora di sangue e di carne.
Nel caos creativo dello studio, il preciso rigore del suo archivio racconta di un estro domato dal metodo e dalla conoscenza, guidato da occhi che bramano vedere e da una mente mai sazia che permette a Patrizia di immaginare e di liberare la sua fotografia dalle catene di una realtà che lei sa come ingannare per cambiare nome alle cose, facendo delle ombre materia e dell’aria sostanza, restituendoci pieno il vuoto.
Mettiamo in scena la sua idea nel giorno in cui in questo mite inverno irrompe freddo il cambiamento.
La penombra di un imbrunire creato, una quinta di canne che non nasconde il cielo e la mia luce, ad accenderle il viso quel tanto che basta, concorrono a velare di mistero questo ritratto che racconta dell’oggi pescando malizioso nel passato.
Patrizia, eremita per scelta sul suo monte. Patrizia generosa, vicina in realtà e sempre pronta ad accogliere.
Eccola Patrizia, amica e preziosa.
–
Verucchio,
4 marzo 2020
Patrizia Zelano
Artista fotografa
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Pieno per vuoto
Patrizia vive in un luogo bellissimo, dentro ad un nido di pietra e di legno le cui pareti accolgono nel tepore di stufe di ghisa, indossando, come fosse cosa qualunque, l’eleganza delle sue opere.
Un luogo dove le querce, grandi, sembrano aver lasciato cadere a terra le foglie di proposito per non intralciare lo sguardo, dove ad interrompere lo sposalizio tra verde ed il blu, solo speroni di roccia, come scogli, affiorano dai fianchi morbidi delle colline.
Qui, sono banditi i rumori, solo il respiro del vento, i discorsi saggi dei grilli o il passo vigile del cane che, sempre vicino, richiede attenzioni.
Di questo cibo si nutre l’occhio di Patrizia Zelano.
In questo luogo ieratico e meditativo nascono le sue intuizioni e qui sono nate molte delle sue fotografie, nelle quali il tutto viene detto con poco e l’idea si materializza ora nella forma eterea di velo di plastica, ora di ciocco di legno, ora di lingua di fuoco, ora di sangue e di carne.
Nel caos creativo dello studio, il preciso rigore del suo archivio racconta di un estro domato dal metodo e dalla conoscenza, guidato da occhi che bramano vedere e da una mente mai sazia che permette a Patrizia di immaginare e di liberare la sua fotografia dalle catene di una realtà che lei sa come ingannare per cambiare nome alle cose, facendo delle ombre materia e dell’aria sostanza, restituendoci pieno il vuoto.
Mettiamo in scena la sua idea nel giorno in cui in questo mite inverno irrompe freddo il cambiamento.
La penombra di un imbrunire creato, una quinta di canne che non nasconde il cielo e la mia luce, ad accenderle il viso quel tanto che basta, concorrono a velare di mistero questo ritratto che racconta dell’oggi pescando malizioso nel passato.
Patrizia, eremita per scelta sul suo monte. Patrizia generosa, vicina in realtà e sempre pronta ad accogliere.
Eccola Patrizia, amica e preziosa.
–
Verucchio,
4 marzo 2020
In questo canneto ritrovo un luogo della mia infanzia, sono a casa. È il genius loci.
Patrizia Zelano