Alessandro Giovanardi
Storico e critico d’arte
–
No tape abused
È lunga la notte su questo muro freddo e trafitto di chiodi.
Batte forte lo scuro contro il silenzio profondo. Anche lui questa notte. E non solo il trave, che sotto il peso del tempo a volte azzarda uno scricchiolio o la zanzara che si affanna impotente nel suo affamato ronzio.
Nulla si ode, fino al risuonar delle chiavi, al rintoccare dei passi, a quel fischiettare sommesso che annuncia il tornar della luce. E degli sguardi. Per i quali fummo create e che beate accogliamo, con il gioioso sollievo che danno ai più piccoli il profumo di vento e di sole delle vesti materne. >
Così, io credo se la passino le opere d’arte nei musei, quando questi son chiusi.
Se sia vero lo chiederò ad Alessandro Giovanardi che infinite volte i suoi occhi ad un muro illustre ha rivolto e per una volta e per me, su quello stesso muro si è lasciato guardare.
Adesso forse lui me lo potrà dire.
È stato divertente costruire con Alessandro questo gioco di sguardi, e meritorio farlo senza l’abuso di nastro adesivo, che era sport nazionale imperante nella fotografia dei giorni nei quali assieme abbiamo “giocato”.
Per rappresentarlo mi sono alleato ad un mio specchio antico che, appeso sul muro di una quadreria illustre, ha ospitato l’immagine di Alessandro.
Durante gli scatti, è stato strano vederlo al centro del mio mirino e al tempo stesso, sentire di fianco a me la sua voce manifestare l’imbarazzo ed il disagio nel trovarsi al cospetto di un obiettivo che neanche il non averlo esattamente di fronte ha mitigato.
P.S. Mi preme sottolineare che non è mai stata nostra intenzione verificare se un critico d’arte finisca di esserlo nel momento in cui lo si eleva ad opera. Ne tantomeno quella di crocifiggerlo.
–
Rimini,
11 Novembre 2019
Alessandro Giovanardi
Storico e critico d’arte
–
No tape abused
È lunga la notte su questo muro freddo e trafitto di chiodi.
Batte forte lo scuro contro il silenzio profondo. Anche lui questa notte. E non solo il trave, che sotto il peso del tempo a volte azzarda uno scricchiolio o la zanzara che si affanna impotente nel suo affamato ronzio.
Nulla si ode, fino al risuonar delle chiavi, al rintoccare dei passi, a quel fischiettare sommesso che annuncia il tornar della luce. E degli sguardi. Per i quali fummo create e che beate accogliamo, con il gioioso sollievo che danno ai più piccoli il profumo di vento e di sole delle vesti materne. >
Così, io credo se la passino le opere d’arte nei musei, quando questi son chiusi.
Se sia vero lo chiederò ad Alessandro Giovanardi che infinite volte i suoi occhi ad un muro illustre ha rivolto e per una volta e per me, su quello stesso muro si è lasciato guardare.
Adesso forse lui me lo potrà dire.
È stato divertente costruire con Alessandro questo gioco di sguardi, e meritorio farlo senza l’abuso di nastro adesivo, che era sport nazionale imperante nella fotografia dei giorni nei quali assieme abbiamo “giocato”.
Per rappresentarlo mi sono alleato ad un mio specchio antico che, appeso sul muro di una quadreria illustre, ha ospitato l’immagine di Alessandro.
Durante gli scatti, è stato strano vederlo al centro del mio mirino e al tempo stesso, sentire di fianco a me la sua voce manifestare l’imbarazzo ed il disagio nel trovarsi al cospetto di un obiettivo che neanche il non averlo esattamente di fronte ha mitigato.
P.S. Mi preme sottolineare che non è mai stata nostra intenzione verificare se un critico d’arte finisca di esserlo nel momento in cui lo si eleva ad opera. Ne tantomeno quella di crocifiggerlo.
–
Rimini,
11 Novembre 2019
“Il libro è lo specchio più severo, da cui è difficile distogliere lo sguardo. Dice ciò che sei e non vorresti, ciò che non sei, non sei mai stato e che hai temuto di essere. Il libro ha l’attenzione e il coraggio che ti sono mancati ed è il riflesso di un tempo già compiuto dove tutto è scritto”.
Alessandro Giovanardi